19/10/11

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Times are changing...

Mentre sono al volante, nel poco tempo che mi rimane dopo la mole quotidiana di progetti in ufficio, il ritorno a casa-spesa-telefonate- rapporti sociali-meccanico-bollette-cene-aperitivi... ecco, in quei momenti lì, io mi ricordo che c'ho un blog e che vorrei tornare a scriverci.

E allora penso che devo assolutamente aggiornare, poi però magari c'ho in mano l'Ipad e scrivere un post mi sembra piuttosto complicato, mentre passarmi in rassegna Groupon, Privalia e tutte le app che scarico compulsivamente mi sembra un'attività che calza a pennello con il mezzo che ho in mano.

Ripenso a McLuahn che diceva che il mezzo è il messaggio e constato che 1. c'aveva fottutamente ragione infatti ho acceso l'Imac per scrivere questo post  2. mi sembra passata una vita da quando leggevo certi libri all'università  3. vorrei tornare a leggere certi libri con una certa quantità di tempo a mia disposizione, ma quando ho una certa quantià di tempo a disposizione, poi finisce che non leggo certi libri e quindi non so se effettivamente quello che che voglio è quello che penso di volere  o piuttosto quello che voglio è quello che in realtà scelgo di fare.

Poco importa.

Ciò che conta è che poco più di un mese qualcosa è cambiato, qualcosa di grande, qualcosa di bello, qualcosa che io fino all'anno scorso dicevo ma io proprio no, figurati, tsè.
Vorrei scriverlo su questo blog e raccontare come mi sento, ma poi mi fermo e penso che no, qualcuno a cui vorrei dirlo di persona potrebbe leggere qui e allora vorrei prima raccontare le novità a chi legge questo blog perchè conosce me (e non viceversa).

Perchè no, non mi va più che questo sia il luogo delle anteprime. Quel tempo è finito.
Questo è il tempo delle riflessioni, dell'intimità e degli scorci rubati alla vita.


Qualche giorno fa mia nonna paterna ha compiuto 100 anni e due giorni dopo è morta.
Ho voluto salutarla per l'ultima volta, l'avevano vestita di nero e aveva un velo bianco che la copriva, le ho toccato le mani, quelle stesse mani che tremavano e che mi stringevano fortissimo quando andavo a salutarla, per un attimo mi è sembrato che si muovessero. Il pensiero che un minuto prima ci sia tutta la vita e un attimo dopo non ce ne sia più neanche un briciolo è qualcosa di cui non mi capacito.

Mentre la guardavo lì, stesa, immobile, mi è sembrata molto serena e ho pensato che bisognava essere contenti, che quella morte sarebbe da augurare a tutti, una lunghissima vita, nessuna malattia, nessun dolore, andar via in un secondo e assecondare l'ordine naturale delle cose, solo e semplicemente vecchiaia.

Eppure, guardandola, avrei voluto riportarla in vita e abbracciarla per l'ultima volta, invece era già freddissima e mi girava la testa e mi sentivo svenire, allora mi sono voltata per uscire, ho guardato mio padre, ho visto che era in lacrime anche se faceva finta di no e ho capito che l'amore di vita non si sazia mai.