19/10/10

7

Parigi

Parigi è un volo prenotato a fine agosto, un albergo in regalo per il compleanno e una partenza in ottobre, un ottobre che sull'abbronzatura triste del rientro sembrava così lontano e inimmaginabile.
Parigi è una partenza che ci confermiamo qualche settimana prima e un viaggio che parte da due case diverse, è accorgersi il giorno prima che il volo che credevi prenotato non lo era affatto, che l'albergo aveva già addebitato il costo delle notti. Parigi è precipitarsi a casa tua col portatile la sera prima e cercare disperatamente un volo accessibile per il giorno dopo. Parigi è trovare il volo con una compagnia francese che non sapevi esistesse fino a qualche minuto fa, prenotare e andare a dormire.

Parigi è il freddo  natalizio che mi accoglie, rimpiangere la sciarpa che non ho, resistere alla tentazione di comprare un paio di guanti, camminare camminare, trovare un ponte con i lucchetti e chiedersi se Moccia con la storia di Ponte Milvio a Roma abbia copiato da Parigi o viceversa. Ma l'idea che Parigi copi Moccia la trovo così raccapricciante che spero vivamente sia la prima opzione.

Parigi a volte è strade troppo larghe, spazi tanto aperti, fiume gigante, che se vieni da Roma, un po' ti sembra che te l'abbiano ingrandita e messa lì, su un'altra scala. Parigi è le file chilometriche che non faremo , le stradine di Montmartre, le crepès al cioccolato che mi macchiano le mani, le baguette noncuranti dello smog che vanno a spasso senza sacchetto per la città, le signorine tutte tacchetti e gonne che sfrecciano in bicicletta e culi alti e occhi chiari che incroci per le strade.

Parigi è passeggiare per Saint Germain, rinchiudersi in una crepèria silenziosa e intima, bere vino bianco, parlare un misto di inglese-italiano-spagnolo a seconda dell'interlocutore che hai davanti, mangiare libanese e scoprire che hai evitato per un pelo di ordinare agnello crudo, incontrare un tunisino con il trench che ci chiede di accendere e che immediatamente dopo ci chiede di andare a bere qualcosa da lui in albergo, declinare l'invito, fare colazione con un pain au chocolat, altrimenti conosciuto come saccottino, i cessi a pagamento e per giunta sporchi anche al Mac Donald's, altrove felicemente noto per avere cessi gratis e puliti.

Parigi è cercare la tua mano e sentirti piu vicino. Avere voglia di farmi a gomitolo, rinchiudermi tra le tue braccia e sentirmi dire che everything is going to be all right.


10/10/10

3

Spider woman

Ho comprato dei leggings esattamente color puffo. Per tutto il tragitto del ritorno, mi sono concentrata immensamente per cercare di immaginare come e con cosa avrei potuto metterli. Poi li ho infilati in un cassetto e ho decretato "arriverà anche il vostro momento".

A casa nuova di base tolgo ragni appesi al soffitto con la scopa, che se è vero che i ragni portano fortuna, con tutti quelli che ho fatto fuori a colpi di scopettate, credo che mi aspetteranno mesi di sfighe che ehi, l'estate 2010 diventerà quasi un bel ricordo.  

Dopo averli ammazzati con lo scopettone, poi mi chiedo chi eliminerà i ragni dalla scopa e rabbrividisco all'idea di una mazza di scopa tempestata da anime vaganti di ragni defunti.


Attacco post-it con roba da comprare, non posso farmi cogliere impreparata dall'autunno, devo avere un plaid sotto cui sprofondare senza domande e una casseruola per farci le cose calde e fumanti che sanno riscaldare le mani a giacchiolo. E una lunga lista che rimarrà lì, cosi, a futura memoria, da assolvere in altri mondi e in altri luoghi.

Nel letto solo mio, non dormo un granchè bene. Mi giro e mi rigiro, mi risveglio, poi mi rassegno no, che tanto, il giorno arriva comunque e il sole torna a sorgere sul mondo e perciò anche sulle mie occhiaie.
Ascolto musica consolatoria, ipotizzo ricette di piatti che non cucino e ogni tanto torno a dormire sul tuo cuscino.

Non piango piu come una volta, vuoi vedere che l'autunno si prospetta meno rigido di questa bellissima estate di merda finalmente finita.


04/10/10

6

Nel giorno...

Fai le valigie, raccogli pezzi degli ultimi tre anni di vita vissuta fianco a fianco, cuscino a cuscino, piatto a piatto. Incontri tra le mani album di foto, vacanze, facce sorridenti, autoscatti imbarazzanti, risate sguaiate e momenti che la memoria aveva temporaneamente archiviato. Incontri post-it conservati raccolti per casa, frasi dolci... e che fai non piangi? Ovvio che piangi.. e prendi le tue valigie bagnate di lacrime, accendi la macchina e sgasi. E vai in un altro posto a riempire armadi, impilare maglie, vai a inondare di borse e scarpe un altrove... un altrove che oggi è estraneo, è vuoto, è buio, è solitudine, è passato che piange, è presente che chiede, è futuro che manca...

In questo altrove dove mancano le coperte da tirare, dove manca la sensazione rassicurante di essere a casa, dove il silenzio rimbomba tra le pareti, io mi stropiccio gli occhi e sento che ho bisogno di questo tragico momento, ho bisogno di ritrovare me stessa, ho bisogno di questo tempo non tempo per ascoltarmi e parlarmi, per volermi un po' bene, per coccolarmi da sola e capirmi, che di incomprensioni ho pieno l'ombelico e di parole non dette, di gesti non fatti, di sensazioni sopite, di desideri frustrati.

Sono tra i pacchi aperti e le valigie svuotate, con un'unghia spezzata dalle fatiche, nel giorno in cui ho trascinato giu dalle scale dal quarto piano la mia vita e l'ho sbattuta in un piano terra che deve uscire a cercarsi un nuovo tabacchino. Sono nel giorno in cui ho bisogno di stare in questa nuova stanza da sola perchè ho bisogno di rendermene conto (io? qui? ora?) e di aspettare che le lacrime si asciughino e ricordarmi che domani il caffè me lo farò da sola.

Sono nel giorno in cui cresco di dieci anni in un'ora. Speriamo che per osmosi non mi vengano le rughe tutte insieme.