22/12/08

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So this is Xmas

Vivere in una mansarda vuol dire stare sempre ben attenti a dove si mette la testa. Si impara la moderazione, niente salti improvvisi dal divano, ma solo leggeri scostamenti della testa per esprimere gioia.

Durante la nostra assenza, la stanza di Omo si è trasformata in un monolocale ben fornito. Voglio dire, si è dotata di un cesso e di un cucinino ed ha acquisito una nuova parte in cui non solo si può camminare a testa alta, ma si può anche saltare senza alcun rischio di spappolarsi il cranio sul soffitto.

Per sistemare questo monolocale abbiamo perso all'incirca una settimana, tra visite deliranti ad Ikea e dubbi amletici sulla disposizione zona notte zona cazzeggio zona giorno che dopo svariati tentativi hanno trovato una soluzione per sfinimento fisico.

Si dice che la casa sia lo specchio di chi ci vive: se in circa 30 metri quadri sguazzano due portatili, due desktop, un wii, una xbox, una playstation3, un lcd a 37 pollici, amplificatori, subwoofer, 4 casse, stampante, hard disk di rete, router, etc etc, a viverci probabilmente ci sono due coraggiosi.

Quando dirò che sono povera e senza lavoro, sbatteteci al muro e metteteci in vendita su ebay.

La zona del mio Imac l'ho collocata nell'unico angolo della stanza che era rimasto libero: ovviamente quello basso, ma basso basso che devo camminare in ginocchio sui ceci. Ho comprato tutta una serie di cose basse basse, un tavolino per appoggiare il mac, un telo da mettere sotto il mio culo, cuscini da mettermi intorno, un pouf a tartaruga da incollarmi sulla schiena. Insomma, l'ho reso un rifugio per nani.

Sono sorridente al pensiero che a me sembra che ci sia troppo sole per essere Dicembre, per essere Natale. In questo mese io la luce me la sento dentro.


13/12/08

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Una sera tipica

Un venerdì sera tra amiche si trasforma in uno scoppio di adolescenza di ritorno. I bicchieri di Nero d'Avola a cena irrigano discorsi pulp su animali sgozzati e maiali sacri finchè ci dirigiamo in un locale da cui viene così tanta voglia di scappare che si finisce per infilarsi in tre in una macchina vintage biposto.
In questo strano stato di Tetris le tre donne gracchianti dalle risate arrivano in una festa in un paese vicino, festa che si rivela essere dedicata ai giovani avvocati della provincia, ovvero giovani infighettati di tutto punto che sorseggiano cocktail su divani bianchi pieni di noia e bionde finte che si tengono in bilico su spacchi pronunciati e tacchi a super spillo.
Dopo un rapido giro decidiamo di rinfilarci in tre nella solita macchina biposto e tornare ridenti al nostro paese dove finiremo al solito pub cercando di evitare i cicchetti offerti al bancone in un momento dei tanti di euforia dello staff.
Finiamo la serata a congelarci fumando e discutendo di partenze e ritorni, di coraggio nel partire e di coraggio nel restare, di paura di andare e paura di non andare. Alla fine, eroicamente in tre sulla biposto ritorniamo a casa.
Mi infilo un pigiama di pile trovato qui per casa, mi schianto sul letto e mi rendo conto che la capa gira e che forse non ho schivato abbastanza cicchetti. Ohibò.
Ripenso alla serata e rido, poi nel letto mi rigiro e mi manca Omo.
Adoro addormentarmi sapendo che lui è accanto a me.


11/12/08

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Il mio ritorno

Tutti mi chiedono se sono tornata "definitivamente". Che cosa vuol dire "definitivamente", volete che mi inginocchi sulla bandiera e giuri solennemente che non lascero mai più l'Italia? Basti a tutti l'evidenza, sono tornata. Io credo che sia sufficiente, per me lo è. Mi fanno paura i paletti e le proclamazioni di per sempre.
Esercito il suggerimento di Brezny prima ancora di leggerlo, il silenzio terapeutico del nulla assoluto. E' questa la mia cura per la prima settimana di rientro. Dormo di pomeriggio, mi trascino per casa, mi faccio trascinare da mio nipote in giochi improbabili e prendo un bicchiere di vino con le amiche del paese per brindare.
A che brindiamo?
Al libero abritrio, al coraggio delle scelte, al passato da ricordare e ad un futuro tutto ancora da immaginare.
Non credo di essermi resa conto di essere tornata "definitivamente". Penso ai luoghi, alle persone e ai tragitti dell'Irlanda come se fossero ancora il presente. Oggi mi sono arrivati due pacchi che ho inviato dalla casa irlandese. Vederli qui, su questo pavimento del Sud, mi ha fatto venire un colpo allo stomaco.
Ho pensato al momento in cui li stavamo impacchettando, alla nostra casa, al cammino per arrivare al Post office e ho capito che sì, io sono tornata e che queste non sono le mie vacanze, questo è il mio ritorno. In effetti credo di essere ancora un po' confusa.
Piove tanto anche qui e devo ammettere che la pioggia non mi stizzisce più come un tempo.
Come si cambia.


08/12/08

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Telegramma

Aer Lingus fa il solito ritardo, ma ci fa arrivare puntuali.
Incredulità, confusione, familiarità.
Qualcuno parla in italiano, io mi volto con stupore, ma di che mi stupisco.
Sono arrivata in italia, appunto.

Le parole all'aereoporto rimbombano forti nella testa.
Le capisco tutte anche se non voglio, è questa la dannazione del madrelingua.

C'è il sole in Italia e io esco fuori senza giacca.
Vado verso Sud per abbracciare la famigghia, settimana prossima si rientra nella Capitale.

Scrivo, non appena riprenderò fiato.