31/05/08

11

Estate lì da voi, mi dicono

Si sfiorano i 20 gradi e spuntano infradito ovunque. Un collega norvegese sulla via del ritorno cerca riparo dal sole esclamando " fa troppo caldo". Io, forse, riuscirò a togliermi le scarpe da tennis e a sfoggiare le ballerine verdi comprate qualche giorno fa. Quelle verdi verdi che quando Omo le ha viste, ha mugugnato qualcosa cercando di dissimulare il fatto che le trovasse oscene. Ovviamente, io le trovo deliziose, anche se sono ancora chiuse nella scatola.

Esce il sole e mi manca il mio motorino. L'aria fresca dritta sul viso e le strade e i palazzi che ti lasci alle spalle velocemente. Mi manca il primo viaggio al mare, lanciare in aria le scarpe, sentire la sabbia sotto i piedi e poi l'acqua che appena ti ci avvicini sembra ghiacciata e dopo 10 minuti ti ci trovi già immerso senza sentire freddo.

Mi manca il bicchiere di limoncello post cena, con quell'arietta fresca che forse mi immagino solo io che da qui non posso sentire l'afa, andare ad un concerto ad un prezzo irrisorio in villa, sdraiarsi sull'erba e fare tardi così, senza accorgersene.

Mi manca vivere all'aperto, quando esce il sole.
Mi immagino in macchina, finestrino aperto, a seguire la costa e a domandarmi dove finisce.
Stappare una birra ghiacciata e confonderla con il sapore del mare che ho ancora addosso.

Cerco qualcuno che mi inviti ad un falò.




28/05/08

4

Ho voglia di dirlo

Mi sveglio la mattina che Omo mi da un bacio sulla guancia e mi dice che il caffé é sul comodino. Non apro gli occhi, ma sento l'odore, mi solletica le narici e mi spinge a tirarmi su dal letto. Ogni giorno é un momento drammatico, quello del lasciare le coperte. Sí, perché mentre voi godete i 30 gradi in canotta, qui la temperatura non pare voler andare oltre i 15. Per cui, qui si dorme ancora sotto il morbido piumino, che rende tutto piú difficile al mattino.

Lascio Omo ancora privo di sensi sul divano ed esco di casa. Oggi c'é la nebbia, eppure ha un certo fascino, perché non é fatta di smog. Mi isolo nelle cuffiette che mi cullano con Johnny Cash e vengo lasciata a lavoro, in mezzo ai cavalli a pascolare. Fanno un pó invidia sti cavalli, penso mentre cammino, in effetti non fanno mai un cazzo, se non mangiare erba e oziare. Soprassiedo e vado a prendermi l'abituale lungo espresso mattutino che offre la ditta. Lungo espresso é un ossimoro, lo so, ma tant'é.

Da quando lavoriamo in due piani diversi, Omo sale e mi fa le sorpresine. Un giorno viene a portarmi il frappé alla cioccolata che regalano di sotto, un altro mi porta un pezzo di torta per un compleanno che stanno festeggiando giú. Quando me lo vedo arrivare con qualcosa in mano, mi sento cosí felice, che boh, non so se ve lo so spiegare. Mi lancio sull'orsetto di gomma che spunta dalla torta e la giornata sembra giá diversa. Illuminata.

Inoltre, sono riuscita a prendere 10 giorni di ferie a Luglio e pensarci mi fa sorridere di gioia. Tornare a casa, abbracciare tutti, mangiare un piatto di pasta con le cime di rapa fatto da mia madre con amore, andare a Roma, innaffiare di vino rosso le chiacchere, passeggiare per i vicoletti del centro e sentire che la casa é sempre lí, ad aspettarti, ovunque tu creda che la tua casa sia.

Sto bene, davvero, e ho voglia di dirlo.
Adesso l'ho detto.




23/05/08

6

Thanks God it's friday

Il post precedente mi ha messo la voglia di dire la mia in merito al comprensibilissimo luogo comune di "multinazionale strizza valori". Ovviamente é solo la mia esperienza, senza pretese di universalitá.

Per me multinazionale é avere alla mia destra un francese, alla mia sinistra un'irlandese, di fronte un olandese, dietro ancora francesi e di fronte ancora svedesi, spagnoli e portoghesi. Questa cosa mi fa schifo, va contro i miei valori? No, questa cosa mi piace, mi aiuta a crescere, a diventare sempre piú curiosa.

Cerco di pensare a cosa devo conformarmi lavorando qui dentro: ad una pausa pranzo corta mezzora e ai break contati e controllati. Il primo periodo ho dovuto fare uno sforzo estremo per abituarmici, innegabile, ma poi diventa una regola tollerabilissima. Un do ut des, diciamo.

Non mi privo del mio tempo, questo é certo: le mie 39 ore settimanali sono 39, non un minuto in piú, e neanche un minuto in meno. Nessuno é mai venuto ad obbligarmi di rimanere piú a lungo del previsto, tant'é vero che in 7 mesi ho accumulato ben 40 minuti di straordinari. Questa cosa strizza i miei valori? No.

Questa cosa mi appare molto sana, nessuna pressione psicologica a rimanere fino a tardi solo per dimostrare che si ha del lavoro da fare. (malcostume in molte aziende niente affatto multinazionali).


La gente che lavora in queste multinazionali senza cuore é poi tutta gente orribile. Pensate che alcuni di questi il giovedí sera si incontrano tutti ad un pub a fare jam session, tra una birra e un cuba libre ad ascoltare jazz. Alcuni dipendenti, persone ancora piú aride, si posizionano nel beer garden ad arrostire panini e hamburger sulla brace. Che schifo, questa gente, che osa lavorare in una multinazionale e divertirsi.

E poi, finalmente, la trasparenza. Gli stipendi sono ben chiari a tutti, non c'é bisogno di fare illazioni e fantasticare su chissá quanto prende quello, chissá se gli hanno dato l'aumento. Nessuno ha bisogno di organizzare gruppi di complotto per sapere la veritá, per cui non ci sono fazioni nemiche.

Infine mi sono accorta che io a questo posto mi sono affezionata, nonostante le palle di gomma che mi cadono in testa quando iniziano a giocare a calcio nella mia stanza.

Ovviamente, per quanto ci si puó affezionare ad un lavoro, sia ben chiaro.
Infatti, tanto per essere chiari Thanks God its' friday e domani mi metto a pancia all'aria tutto il giorno.


20/05/08

19

Fair enough

Per la serie, meglio vivere di rimorsi che di rimpianti, ho provato a candidarmi per una posizione lavorativa per la quale fino a qualche mese fa non mi sarei azzardata minimamente. Con mio estremo stupore sono stata contattata, ho fatto diversi colloqui telefonici, li ho passati tutti finchè non mi hanno velocemente invitato ad andare per un rush finale in sede. Con urgenza, costringendomi a prendere una finta malattia di due giorni a lavoro perchè loro non potevano aspettare. Bah.

Dico, appunto, meglio vivere di rimorsi e vado lì, volante, con un biglietto ryanair last minute. Vado, mi incontro con i potenziali concorrenti e capisco che ho sbagliato qualcosa. Lo capisco appena varco la soglia e li vedo seduti sui divanetti, ma non ho tempo nè modo per fermare il tempo e recuperare. Mi siedo accanto ai sosia di Lapo Elkann, giovani rampolli lampadatissimi con i ciuffi biondi che si reggono in alto da soli, in completi fighettissimi e che parlano tutti un pò così, pelchè io sono stato qui, sai. Mi guardo e improvvisamente realizzo: mi sono presentata al colloquio in jeans e converse, perchè mi sono così ambientata nel clima della mela che il mio cervello non ha minimamente realizzato che dovessi darmi una contenuta. Non in quel posto, si intenda.

In ogni caso, ormai le converse ce le avevo ai piedi, non è che potevo presentarmi scalza, per cui ho ostentato una finta nonchalance. Le 5 ore di colloqui con 4 manager diversi (alcuni molto simpatici, altri finti e con la faccia da robotici stronzi inariditi) mi hanno lasciato sfiancata ma soddisfatta. Ho retto, perlomeno con me stessa, la sfida.

Ovviamente non sono stata scelta e come dicono gli inglesi, fair enough. Sono rimasta amareggiata dall'impressione Insomma, quell'azienda lì, assieme a quella per cui lavoro, gode della mia incondizionata stima, sopratutto per i valori che esprime e per il modello aziendale che veicola. Forse io mi sono fatta abbindolare da quel modello, pensando che non fosse necessario darmi un tono, che potessi andare così e risultare credibile in ogni caso.

Quell'azienda lì, tanto per capirci, inizia per G e finisce per ogle. Difficile da indovinare, eh.

Dopo l'estenuante giornata da candidata fuori luogo, l'ultimo pensiero che mi passa in testa è che a nessuna condizione diventerò mai una piccola omologata aspirante salcazzodicosa di serie A, pronta a ostentare trofei e titoli delle migliori scuole del globo. A nessuna, perchè tradirei i miei valori e mi farei schifo, perchè io non sono il mio lavoro, il mio lavoro è quello che faccio e in quello che faccio ci metto me stessa, non un fantoccio creato ad hoc.

Detto ciò, ho subito trovato il lato positivo: ho scroccato il pranzo, ho rivisto la mia amichetta, ho incontrato mia sorella, ho alloggiato in albergo con Omo, bevuto Guinness, mangiato con gusto e sorriso di cuore.

Direi che è già abbastanza.
E per inciso, le mie nuove converse a fiori sono decisamente deliziose. Mpf.


16/05/08

14

Brevi da Dublino

Per motivi scaramanticamente segreti mi trovo a Dublino, ospite da amica italiana che vive con due irlandesi puri. Quello di Cork ha per l'appunto quell'accento di Cork che piu che a una lingua somiglia a un vagito di una cornacchia appena nata. L'altro viene da Tipperary e, sfortuna delle sfortune, si scopre essere un fanatico del Mac. Non appena scopre che lavoro in Apple, inizia a spalancare occhi, a farmi mille domande, e disgrazia massima, mi porta il suo Macbook, di cui mi liberero' solo un'ora dopo, facendo finta di dover fare una telefonata importantissima.
Proprio quello che si desidera nei due giorni liberi da lavoro. Fantastico, direi.
Ho comprato Repubblica e sono andata a fare colazione al bar, con espresso e toast. Mi stavo strozzando alla seconda pagina di notizie, davanti alla nuova florente amicizia dei due signori politici, cosi ho chiuso il tutto e mi sono immolata allo shopping compensativo. Che fatica.
Mi sono accorta che Dublino pullula di italiani: non si puo camminare per strada per piu di due minuti senza sentire espressioni tipiche. Io che pensavo che a Cork ce n'era gia troppi, mi sono ricreduta. Dublino mi piace perche posso camminare senza ritrovarmi a girare intorno al palazzo, cosa che mi ritrovo a fare a Cork, che il centro te lo fai in 5 minuti. E poi non mi perdo, perche' le citta' con i fiumi sono fatte per non perdersi. Unica nota dolente: il numero di tamarri che ci sono in giro, che per carita' ci sono anche a Cork, ma si nascondono meglio, evidentemente.
Ho chiesto a Omo di mettere la papera gialla gigante pelosa che fa qua qua qua nella mia parte del letto cosi sembra che ci sono io li a casa. Bella stima di me, che mi baratto con una papera. Umh.
Sto aspettando una risposta, e come dice Fossati, aspettare stanca.


12/05/08

13

Cross your fingers

Attendo ancora che Internet torni a casa, intanto scrivo un post al volo dalla mia scrivania del piano di sopra. Domani inizio ufficialmente il lavoro in questo nuovo dipartimento, inutile dire che non so in che lingua mettermi a piangere: io non voglio essere quella che le squilla il telefono quando qualcuno vuole parlare con un manager: c'ho paura, io non sono un manager, non so che dire, mi cago sotto.Ma comunque, questo sará un problema da domani in poi.

Veniamo ai giorni trascorsi.


Anniversario mio e di Omo: cena a base di pesce, con tanto di aragosta e vino bianco a catinelle. Il tutto preparato a casa nostra, con duemila candeline di atmosfera. A parte le perplessitá iniziali sul come cucinare l'aragosta, la cena é andata a meraviglia, talmente tanto che subito dopo siamo collassati sul divano pieni come palle. Chi aveva detto che voleva uscire? Tu? No, tu! Nessuno.

Compleanno di Omo: ci provo, gli voglio fare una torta simbolica. I dolci non li so fare, a me piace il salato, ma basta il pensiero. Produco una torta al cioccolato niente male, su cui spolvero farina di cocco e pupazzetti di zucchero colorati. Completano il tutto 5 candeline fosforescenti. Lo so che non fai 5 anni, ma i pupazzetti hanno occupato tutto il suolo disponibile. Consegno gioco per PSP in omaggio e stasera completo l'opera con invito a cena al mitico ristorante italiano, che ti stacca la testa appena ti siedi ma almeno fa la pizza buona.

Gita fuori porta: per festeggiare tutti questi eventi, si va a trascorrere la domenica al wildlife park di Fota. Non uno zoo dove gli animali piangono nelle gabbie, ma un parco dove felicemente tutti saltellano liberi intorno a te. Passiamo la giornata a camminare con i canguri, i pellicani, le scimmie urlatrici, gli orsetti lavatori e animali non meglio identificati. Facciamo il picnic sull'erba, riscaldati dal sole irlandese che ci sorprende. Io sono felice: sono in maniche corte, mangio un panino col prosciutto di Parma e litigo col pavone che mi salta sul tavolo per elemosinare cibo. Guarda che se anche apri la coda, col cavolo che ti do il prosciutto.

E infine, un'opportunitá che si fa ancora piú reale. Dove, quando e per cosa non ve lo dico. Incrociate le dita e fate il tifo per me.



07/05/08

8

Training days

Stiamo ancora aspettando la bolletta internet da pagare, intanto cerchiamo di catturare il punto wireless sotto casa che oberato di utenti rifiuta di farci connettere.

Ieri ho spostato il pc in ogni posizione immaginabile, ma niente, rimango sconnessa dal mondo anche se alzo le finestre e faccio gesti subliminali tipo dire alla cabina di fronte fammi connettere fammi connettere.

La settimana di training sta volando, come volevasi dimostrare. Finora si sono alternati 3 trainer: l'olandese che giá conoscevo, un nordico simpatico e un tedesco che non se regge. Ieri non so quante gliene abbiamo tirate a questo tedesco soporifero, ma oggi ho saputo che é appena stato promosso e che ieri era il suo primo giorno da insegnante, per cui un moto di tenerezza mi ha travolto e da allora interrompo qualsiasi critica di Omo esclamando porello.

Porello, dai, siamo la sua prima classe.
C'ho un cuore, io, voi che ne sapete.

In classe siamo io, Omo e cinque inglesi/irlandesi.
C'é uno, e dico uno, che parla un'altra lingua ma non se ne é accorto.
Quando apre bocca perdo due parole su tre e non appena sto iniziando ad intuire che cosa sta chiedendo, lui ha giá finito la domanda, perché emette circa 4500 suoni al secondo. L'estrema soddisfazione é stata arguire che neanche i trainer a volte lo capiscono. Rispondono di sì, ma hanno una faccia perplessa che dice tutto.

Dopo il portabottiglie in legno, a casa Sciroccata sono arrivate anche le candele elettroniche. Non sapevo esistessero fin quando non me le sono trovate nel carrello. Della serie, se mi guardo intorno e penso alla parola trasloco, svengo solo all'idea. Meno male che ci sentiamo precari qui, e per questo ci conteniamo.

Da due giorni c'è un sole mai visto prima, ho tolto giacca e calzettoni e il cotone è tornato ad essere mio amico.
Di una data di ritorno, per ora, si è smesso di parlare.

Sarà l'effetto della primavera.


02/05/08

17

Suca

Chiariamo subito questa cosa: qui il 1 maggio si lavora. Altro che festa dei lavoratori, qui si festeggia lavorando. Insensizzibili.

Andiamo avanti. Ho chiesto a colei che sará la mia capa al piano di sopra se posso tenere la mia posizione di cubista e molto gentilmente mi ha risposto suca. Ho incalzato chiedendole se posso coprire perlomeno le assenze dei cubisti e mi ha detto a ri suca. Per cui, ho sorriso e ho detto ho capito, devo abbandonare il posto. Oggi infatti è stato il mio ultimo giorno nel cubo, sob sob.

Dei tulipani nessuna traccia. Altro che de Andrè che diceva dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. Qua non è uscito un bel niente, perlomeno fino ad ora.

I genitori di Omo sono venuti e andati. Ho passato l'esame, a quanto pare, lui dice che ho fatto colpo. Il padre ha detto che sono cazzuta. Da cazzuta a cazzona il passo è breve, per cui l'unico modo per conservare la mia reputazione è non farmi più vedere per un altro anno all'incirca.

Sono andata a richiedere la mia prima carta di credito personale. Ovviamente, la signorina della banca mi ha fatto mille domande su come, quanto e perchè e io non ci ho capito una fava. Secondo me lei neanche ci capisce una fava perchè alle mie domande ha reagito molto semplicemente: ignorandole. E così ho chiuso la faccenda con assoluta fiducia nelle mie arti divinatorie: gli ho sparato tutti i numeri che voleva, così, a piacere, perchè dovevo andare a lavoro e facevo tardi. Ho poi scoperto che non ci avevo capito una mazza e che ho scelto quello che non volevo, ma questo è un altro dramma.
Uno si stupisce che non arrivano le bollette e poi un giorno torna a casa e scopre che gli hanno staccato Internet e Cable tv. Questo post è stato gentilmente concesso dall'hotspot a gratisse di Eircom che arriva alla finestra di casa: una rete stabile quanto me, e ho detto tutto.
Infine, finalmente mi tocca un sabato libero. Non so mica se reggerò l'emozione. Potrei soccombere e dormire tutto il giorno, ad esempio.
Dopo aver visto il video ufficiale della campagna PDL (che sta facendo il giro degli Italiani in Irlanda), sono ufficialmente senza parole.
Mi vergogno come un cane solo a guardarlo.