Il problema è che sono terrona, mica altro. Magari un italiano del nord non avrebbe da borbottare perennemente davanti al clima british. Non è che vivo qui, con la voglia di tornare in Italia. E' che ho perso la cognizione delle stagioni, che qui c'è lo stesso tempo che c'era ad ottobre e che c'era a marzo. Oggi piove, ci sono 15 gradi, domani forse non piove, se siamo fortunati. E' che ho voglia di indossare sandaletti, braccialetti colorati e gonnelline svolazzanti. Vorrei avere un segno del costume e dovermi lamentare per il caldo che fa. Lo vorrei, sì. Voglio cambiare il guardaroba, avere voglia di gelato e di frutta fresca, capite.
Non è che la vivo male, è che vorrei cenare all'aperto senza avere freddo, assaporare un bicchiere di vino senza dover guardare il cielo e pensare se si mette a piovere ora è la fine, vorrei accendere una sigaretta senza che una folata di vento se la porti via. Vorrei poter sdraiarmi nuda a letto con il sole che entra dalle finestre. Vorrei mangiare un bel piatto di pesce di fronte al mare e sfregarmi i piedi per togliere la sabbia.
Ho voglie banali, dopotutto.
Una scozzese ieri quando le ho chiesto da dove veniva mi ha detto edembra. Edinburgh?Yeah.
Ma come cazzo parlate?
Un irlandese che lavora con me si chiama Eoghan, una cosa che ho provato a pronunciare con fantasia senza successo. Infatti io lo chiamavo e nessuno si girava. Alla fine mi è stato gentilmente spiegato che quella cosa impronunciabile sta per Owen. Eoghan uguale Owen. Per non parlare del nome Siobhan che si pronuncia Shivonne.
Ma come cazzo parlate?
Al team meeting il mio manager per dire myself ha detto Michelle. E io ho chiesto chi è Michelle? E lui mi ha detto michelle è irlandese, vuol dire myself.
Dopodichè ho messo la testa sotto il tavolo e ho cercato di rimanere invisibile per tutto il resto del meeting.
La morale della favola è che l'inglese è un concetto assai astratto.
Per imparare a capire tutti i native speakers, secondo me non basta una vita.
Non è che la vivo male, è che vorrei cenare all'aperto senza avere freddo, assaporare un bicchiere di vino senza dover guardare il cielo e pensare se si mette a piovere ora è la fine, vorrei accendere una sigaretta senza che una folata di vento se la porti via. Vorrei poter sdraiarmi nuda a letto con il sole che entra dalle finestre. Vorrei mangiare un bel piatto di pesce di fronte al mare e sfregarmi i piedi per togliere la sabbia.
Ho voglie banali, dopotutto.
Una scozzese ieri quando le ho chiesto da dove veniva mi ha detto edembra. Edinburgh?Yeah.
Ma come cazzo parlate?
Un irlandese che lavora con me si chiama Eoghan, una cosa che ho provato a pronunciare con fantasia senza successo. Infatti io lo chiamavo e nessuno si girava. Alla fine mi è stato gentilmente spiegato che quella cosa impronunciabile sta per Owen. Eoghan uguale Owen. Per non parlare del nome Siobhan che si pronuncia Shivonne.
Ma come cazzo parlate?
Al team meeting il mio manager per dire myself ha detto Michelle. E io ho chiesto chi è Michelle? E lui mi ha detto michelle è irlandese, vuol dire myself.
Dopodichè ho messo la testa sotto il tavolo e ho cercato di rimanere invisibile per tutto il resto del meeting.
La morale della favola è che l'inglese è un concetto assai astratto.
Per imparare a capire tutti i native speakers, secondo me non basta una vita.