12/07/11

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Piccole cose che fanno sorridere

Erano anni che cercavo di ricordare il titolo di questa canzone, ascoltata miliardi di volte nel mio primo inverno romano, nella amata casa labirintica, con il cancelletto e il capitello in sala, il pianoforte all'ingresso e i divani da signore da tè dell'ottocento. Lei, questa canzone c'era sempre, eredità del pianista che aveva appena lasciato la casa, ma che ogni tanto tornava a fare visita autoinvitandosi a pranzo e cucinando.

In un anonimo pomeriggio lavorativo, con vista sui palazzi claustrofobici dalle mille finestre che mi circondano, un'illuminazione improvvisa, inspiegabile. Le note sono quelle giuste, dicono tutto, qualunque parola sarebbe superflua, inopportuna.





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