D. è un italo tedesco che si è trasferito ad Amsterdam 8 anni fa, dopo aver vissuto in Tanzania per anni. Decido che la casa mi piace non appena ci metto piede: pulitissima, bianca e luminosa, con oggetti etnici e fotografie appese ovunque. D. oltre ad affittarci camera sua, ci dà colazione e bici.
La mia bici è marrone e scassata ed emette strani cigolii ad ogni pedalata, ma dopo mezz'ora siamo già migliori amiche e per tutti i giorni a seguire sarà il mio unico mezzo di locomozione con il quale girerò la città in lungo e largo.
Amsterdam è una gigantesca pista ciclabile: gli abitanti locali sfrecciano come saette, attaccano alla bici i carretti et voilà, li vedi portarsi dietro senza sforzo i bagagli, figli e cani. Parcheggiare la bici si rivela in effetti un'impresa complicata, nel nostro caso aggravata da due incertezze: dove le abbiamo lasciate e come riconoscerle. Nonostante i coffee shop di passaggio, torniamo sempre a casa con le bici giuste, grazie al mio epico senso dell'orientamento che ho scoperto avere solo ora.
Ho un futuro come bussola, devo solo capire come far fruttare questo innato talento.
Mi piace passeggiare per i canali, guardare le finestre che sono fatte per essere guardate, perchè sono lì senza tende e ti impongono di fissare lo sguardo sulle immense vetrate, al punto che ti sembra quasi di essere dentro. Mi immagino a galleggiare anche io e mi perdo nelle mille possibile vite che il mondo può offrire.
Amsterdam non è una metropoli e per questo mi piace. Cado in certi posti in cui la vita scorre lenta. Appena fuori dal centro, trovo un coffee shop rustico in cui signori di mezz'età passano ore a sfogliare il giornale, a giocare a scacchi e a sfidarsi a carte. Bevo dei tè buonissimi e assaporo il tepore e il relax dopo le interminabili pedalate a zonzo per la città.
D. ci trova una sistemazione per gli ultimi due giorni. Carica la nostra valigia rigida sulla sua bici e ci accompagna da P., un signore olandese di mezza età dall'aria decisamente bohemiènne. P. ci porta un caffè nel suo salotto ricoperto di libri e quadri e mentre rolla una sigaretta ricorda i suoi anni in Italia, definendola un Paese a parte.
P. al mattino mette musica jazz e ci porta la colazione in camera: un carrello rosso carico di caffè, formaggio, uova, pane caldo appena sfornato e torta al cioccolato. Io e omo facciamo colazione a letto e gli uccellini continuano a fare cip cip fuori e a noi viene voglia di vivere come loro. Un buon rapporto col tempo decide la vita, questo è chiaro mentre ci sollazziamo nel letto e io continuo a mangiare formaggio che mi piace troppo.
Il momento in cui devo separarmi dalla bici è drammatico, sento già la nostalgia del freddo sulle guance mentre pedaliamo, la sensazione di benessere schiacciante di questi giorni, la serenità, con la S maiuscola che mi fa camminare sorridente mentre non penso assolutamente a nulla ma l'unica cosa che faccio è sentire.
Sento pace, e questo è quanto basta.
Il tassista a Cork è tutto sorridente ed esordisce con un "nice morning, isn't it? "
Mi sento addosso il colore dei tulipani e la primavera è arrivata anche qui.
Giusto per dire, l'idea che mi sfiorava del ritorno a breve in Italia: sparita con gli exit polls.
La mia bici è marrone e scassata ed emette strani cigolii ad ogni pedalata, ma dopo mezz'ora siamo già migliori amiche e per tutti i giorni a seguire sarà il mio unico mezzo di locomozione con il quale girerò la città in lungo e largo.
Amsterdam è una gigantesca pista ciclabile: gli abitanti locali sfrecciano come saette, attaccano alla bici i carretti et voilà, li vedi portarsi dietro senza sforzo i bagagli, figli e cani. Parcheggiare la bici si rivela in effetti un'impresa complicata, nel nostro caso aggravata da due incertezze: dove le abbiamo lasciate e come riconoscerle. Nonostante i coffee shop di passaggio, torniamo sempre a casa con le bici giuste, grazie al mio epico senso dell'orientamento che ho scoperto avere solo ora.
Ho un futuro come bussola, devo solo capire come far fruttare questo innato talento.
Mi piace passeggiare per i canali, guardare le finestre che sono fatte per essere guardate, perchè sono lì senza tende e ti impongono di fissare lo sguardo sulle immense vetrate, al punto che ti sembra quasi di essere dentro. Mi immagino a galleggiare anche io e mi perdo nelle mille possibile vite che il mondo può offrire.
Amsterdam non è una metropoli e per questo mi piace. Cado in certi posti in cui la vita scorre lenta. Appena fuori dal centro, trovo un coffee shop rustico in cui signori di mezz'età passano ore a sfogliare il giornale, a giocare a scacchi e a sfidarsi a carte. Bevo dei tè buonissimi e assaporo il tepore e il relax dopo le interminabili pedalate a zonzo per la città.
D. ci trova una sistemazione per gli ultimi due giorni. Carica la nostra valigia rigida sulla sua bici e ci accompagna da P., un signore olandese di mezza età dall'aria decisamente bohemiènne. P. ci porta un caffè nel suo salotto ricoperto di libri e quadri e mentre rolla una sigaretta ricorda i suoi anni in Italia, definendola un Paese a parte.
P. al mattino mette musica jazz e ci porta la colazione in camera: un carrello rosso carico di caffè, formaggio, uova, pane caldo appena sfornato e torta al cioccolato. Io e omo facciamo colazione a letto e gli uccellini continuano a fare cip cip fuori e a noi viene voglia di vivere come loro. Un buon rapporto col tempo decide la vita, questo è chiaro mentre ci sollazziamo nel letto e io continuo a mangiare formaggio che mi piace troppo.
Il momento in cui devo separarmi dalla bici è drammatico, sento già la nostalgia del freddo sulle guance mentre pedaliamo, la sensazione di benessere schiacciante di questi giorni, la serenità, con la S maiuscola che mi fa camminare sorridente mentre non penso assolutamente a nulla ma l'unica cosa che faccio è sentire.
Sento pace, e questo è quanto basta.
Il tassista a Cork è tutto sorridente ed esordisce con un "nice morning, isn't it? "
Mi sento addosso il colore dei tulipani e la primavera è arrivata anche qui.
Giusto per dire, l'idea che mi sfiorava del ritorno a breve in Italia: sparita con gli exit polls.
Aspetto un altro po', eh.
No Sciro... rimani lì rimani lì. Siamo noi che veniamo in massa da te. Ormai l'unica via è veramente quella, si è spento ogni barlume di speranza.
RispondiElimina"un paese a parte" sta per "un paese di merda", vero?
RispondiEliminaConcordo.
Sta lì, sta lì...
puoi chiedere al signor P. se mi adotta?
RispondiEliminaun'altra che "sta lì".
Vuoi un futuro come bussola? Ti assumo io!!! Sarai la mia bussola, ne avrei tanto bisogno!
RispondiEliminaveniamo li anche noi, se poi ci porti il caffè in camera meglio ancora !
RispondiEliminaChiara (paloma)
Mamma mia ho la sensazione della primavera anch'io dop averti letta, non mi affaccio dalla finestra per vedere i tulipani altrimenti potrei vedere qualche faccia su manifesti elettorali che potrebbe suggerirmi di scappare dal sig. P. immediatamente!
RispondiEliminaLa serenità che si respira in certi luoghi val bene la lontananza.
RispondiEliminaELISA no infatti, diciamo che al massimo devio cammino.
RispondiEliminaBLIMU l'ha detto con un sorriso amaro sulle labbra, aggiungendo che stiamo ancora lì a pretendere cose che dovrebbero essere scontate in una democrazia.
FRARAN sai, ci ho pensato anche io. ora chiedo per te.
ILALLA davvero? ti porto io in giro, fidati!
PALOMA caffè lavazza, se va bene!
MARI i manifesti, avevo dimenticato! no!
BIANCOBI colto in pieno il nocciolo della questione.
potevate venire a votare, allora.
RispondiEliminacapisco che la vacanza ha il suo porco perché, ma poi è facile fare gli schizzinosi e guardare la barca che affonda dall'isoletta felice, no? meno facile farsi il culo in campagna elettorale, non dormire due notti aspettando i risultati, e con le lacrime agli occhi rimettersi al lavor per spalare la merda prima che ci sommerga. spalarla anche per chi dall'esilio sentenzia.
paola
PAOLA cara Paola, hai sicuramente la tua parte di ragione, ma ti ricordo anche che io all'estero non sono in vacanza. io in questo momento non pago le tasse allo stato Italiano, ma a quello Irlandese, io uso i servizi irlandesi, non quelli italiani.
RispondiEliminaPer cui capirai bene che in questo momento quello che ho in italia è semplicemente la RESIDENZA.
se fossi stata in Italia avrei votato, ma visto che avevo una settimana di ferie a disposizione,ho preferito andare in ferie grazie ai soldi dello stato IRLANDESE ripeto, piuttosto che spendere soldi di biglietto e di avvelenamento per poi assistere a questo: alla vittoria di berlusconi e bossi.
capisco molto il tuo impegno e lo apprezzo, ma il mio punto di vista ora è diverso: è quello di una persona che 6 mesi fa ha scelto di andarsene, e che per questo non si sente affatto in dovere di spalare la merda lì alle elezioni.
del resto, una buona metà degli italiani è contenta, ha scelto quello che ritiene giusto. va bene così a loro, e mi dispiace tanto per chi come te e come me avrebbe preferito altro, ma forse dovresti prendertela con i tuoi connazionali che appoggiano Forza italia e la Lega, se proprio vogliamo trovare un colpevole.
Ma questa è una democrazia e gli italiani hanno scelto, contenti loro almeno.
[...]
RispondiEliminaa sto giro ti ho messo le catene anche solo per un attimo! Passa da me ;)
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